di: Andrea Spinelli Barrile | 15 Maggio 2025
Tra i protagonisti di Codeway 2025 c’è Ciheam Bari, il centro pugliese di eccellenza internazionale dell’agroalimentare che ha proposto in un panel dedicato un confronto aperto e multilaterale sui modelli di cooperazione internazionale che coinvolgono il settore privato italiano nel supporto a startup e microimprese in Africa.
Ciheam Bari ha presentato le esperienze maturate nei progetti Startup10 e Tanit-Tandem Italia-Tunisia, due iniziative particolari che valorizzano il trasferimento di conoscenze e tecnologie a sostegno della sicurezza alimentare e della crescita economica inclusiva. Come ha ricordato il direttore di Africa&Affari Massimo Zaurrini, moderatore dell’evento, l’attività di Ciheam Bari poggia tradizionalmente su tre solidi pilastri: cooperazione, formazione e innovazione. Pilastri che si coniugano per mettere assieme “reti di consocenza” e alta competenza.
Uno dei progetti più interessanti, in tal senso, è Tanit, volto a una gestione più sostenibile e integrata delle acque in agricoltura, finanziato in parte anche dal Piano Mattei e composto a sua volta da più progetti: la trasformazione delle acque non convenzionali (fonti di acqua diverse dall’acqua dolce), il recupero dei terreni degradati in via di desertificazione e il progetto Tanit knowledge transfer, per un trasferimento di competenze tecniche sul campo. L’obiettivo è creare e formare un nuovo ente che possa in maniera paritaria confrontare le capacità di sistema di ricerca tunisino con le competenze del sistema Italia, una proposta di sviluppo di diverse aree strategiche, come i percorsi pilota di formazione universitaria, i programmi di ricerca, il trasferimento tecnologico e azioni di sostegno all’imprenditoria, sia locale che non, un progetto già in esecuzione che ambisce a diventare un punto di riferimento.
Damiano Petruzzella di Ciheam Bari ha spiegato alla platea che per l’organizzazione pugliese è centrale il tema dei giovani, “sia nella parte di formazione che nella parte di supporto alle strartup”. Insomma, per Ciheam l’imprenditorialità giovanile è un trend crescente, per cui “dobbiamo capire come supportare questi processi”, L’approccio è quello di intervenire andando a rafforzare e costruire ecosistemi locali di innovazione nei singoli paesi di intervento, lavorando sugli incubatori di impresa per sviluppare un ecosistema “aperto”, basato su open innovation. “Abbiamo bisogno di molte sinergie e di rafforzare la nostra missione” anche perchè rafforzare la crescita nel settore agricolo, in tempi di cambiamento climatico, è una sfida particolarmente complessa: “Fare impresa in campo agricolo – ha detto Petruzzella – significa tutelare la resilienza anche degli agricoltori e delle comunità di riferimento”.
Un leit motiv sul quale Carlos Watson, a capo del dipartimento per il settore privato della Fao, ha speso anch’egli parole importanti, ricordando che la “trasformazione dei sistemi agroalimentari richiede collaborazione trasversale tra settori e il settore privato ha ruolo cruciale nella ricerca di soluzioni innovative, nella creazione di creare posti di lavoro, nelle start-up e nel fare imprese innovative”, con le piccole e medie imprese attuatrici e co-creatrici di sviluppo, capaci di sposare appieno al strategia Fao verso il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdgs).
“Come vicini di Mediterraneo affrontiamo le stesse sfide e, quindi, abbiamo davanti le stesse opportunità” ha detto Haikel Houchlef, capo di gabinetto del minsitero tunisino dell’Agricoltura, intervenuto durante il panel: “Le aziende italiane hanno un ruolo cruciale in agricoltura e vogliamo coinvolgerle sempre di più”, una dichiarazione che è più di una promessa e che guarda alla condivisione delle esperienze e delle competenze ma anche alla logistica e al commercio, “per aprirci a nuovi mercati e fortificare la supply chain”.
Il nodo è la cooperazione, che non basta più: Andrea de Marco, di Unido Vienna, ha ricordato che la gestione del rischio ha un ruolo fondamentale, sopratutto nel settore agricolo, e la necessità è quella di costruire “un sistema di dialogo” che possa supportare il processo di gestione del rischio facendo incontrare domanda e offerta, problemi e soluzioni.
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link