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Il digitale non si addice alle pmi, Travaglini: “Cambiare mentalità”


Attualità

di Cristiana Flaminio





Digitale e pmi: la vera sfida per le piccole e medie imprese italiane è quella di entrare nel futuro. O, quantomeno, di piantare bene i piedi nel presente. I dati emersi oggi a Milano al convegno dedicato alla trasformazione digitale delle pmi italiane raccontano di un intero “pezzo” della nostra economia che sembra essere rimasto nel ‘900. Difatti, stando alle cifre della ricerca dell’Osservatorio Innovazione digitale Pmi del Politecnico di Milano, che ha curato e organizzato la conferenza, solo il 19% (in pratica poco meno di una pmi su cinque) adotta nuove tecnologie in modo strutturato mentre addirittura una piccola impresa su due (46%) presenta competenze digitali classificabili come insufficienti. A completare il quadro il fatto che il 59% degli imprenditori piccoli e medi asseriscono l’impossibilità di trovare figure specializzate da inserire nei ranghi aziendali.

La grande questione del digitale, o meglio della transizione delle pmi che rappresentano lo zoccolo duro del sistema Italia, è dunque centrale. E richiede una vera e propria rivoluzione. Ne è convinto Marco Travaglini, presidente del centro studi ProduttivItalia, che a Milano ha sentenziato: “Troppi imprenditori in Italia sono rimasti fermi a trenta o quaranta anni fa dove a comandare è la produzione e non il valore aggiunto, noi ci confrontiamo con questo problema ogni giorno”. Ma non basta: “La trasformazione digitale non è una questione verticale, non riguarda un singolo strumento o processo, ma è un cambio radicale di mentalità, un nuovo approccio alla creazione del valore aggiunto” ha proseguito Travaglini, che ha poi parlato del concetto di “dimensione minima d’impresa, non in termini di numero di dipendenti o fatturato, ma in funzione delle aree e delle funzioni aziendali attive. Dobbiamo ripensare le cose, partendo dalla base, dalla cultura. Serve portare cultura imprenditoriale nelle micro e piccole imprese, dare iniezioni di visione”.

Che fare? Semplice, bisogna fare sistema: “L’inserimento dei piccoli imprenditori in un ecosistema vivo – rivela Travaglini – è centrale perché quando l’impresa è troppo piccola e non ha all’interno reparti strategici si forma la barriera principale alla trasformazione digitale e all’aumento della produttività”. La conclusione, dunque, non può che andare in un senso preciso: “La soluzione non è dire al piccolo imprenditore di investire grosse cifre in software gestionali, ma creare una community di persone in grado di guidare i processi strategici e tecnologici, figure che sappiano fare da ponte con il piccolo imprenditore e lo aiutino a fare sistema”.


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