Ogni 75 secondi un’azienda italiana inizia a utilizzare l’intelligenza artificiale. Ma in sei casi su 10 lo fa solo per svolgere funzioni elementari con strumenti gratuiti come ChatGpt o uno degli altri chatbot accessibili online. In più, in Italia (e in generale in Europa) la compliance alle norme va ad assorbire il 30% degli investimenti in tecnologia (il 40% in media a livello europeo). È quanto emerge da un focus sul contesto italiano realizzato dalla società di consulenza Strand Partners per Amazon Web Services (Aws). L’approfondimento si basa sulle risposte di un campione rappresentativo di 1.000 persone italiane e altrettante società del territorio.
Chi usa l’AI in Italia
Nel complesso, il tasso di adozione dell’AI da parte delle aziende italiane sta crescendo. Il report stima oltre 2 milioni di imprese facciano uso dell’intelligenza artificiale, con un aumento del 30% nell’ultimo anno. Di queste, il 93% ha registrato un impatto positivo sul fatturato – in media del 27% – e due su tre hanno visto un aumento di produttività.
Tuttavia, solo una su tre usa l’AI con costanza e la quota di chi va oltre le attività di routine è limitata. Una su quattro si trova in una fase intermedia e sta provando a integrare l’AI in diverse funzionalità aziendali. Ma solo l’11% utilizza l’intelligenza artificiale per scopi avanzati, combinando e personalizzando più modelli di AI.
Il peso delle regole
Secondo il report, su 100 euro che le aziende italiane spendono in tecnologia 30 euro vanno in compliance. Ovvero servono per essere sicuri di rispettare le regole europee. Inoltre, il 70% delle imprese si aspetta che i costi di conformità alle norme crescano nei prossimi tre anni.
La media europea è ancora superiore: ogni 100 euro investiti, 40 finirebbero in compliance. L’Unione Europea ha approvato nel 2024 un regolamento, l’AI Act, che disciplina l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in base ai casi d’uso con una serie di obblighi di sicurezza e trasparenza. La legge è stata più volte criticata dalle big tech che la ritengono un freno all’innovazione, mentre per l’Ue rappresenta la volontà di non lasciare che le nuove tecnologie si sviluppino senza freni.
L’entrata in vigore delle prescrizioni dell’AI Act e dei materiali connessi, ad esempio i codici di condotta per le imprese, è ancora in corso e finirà nel 2026. Tuttavia, al sondaggio di Strand Partners il 70% delle imprese italiane ha risposto di non avere chiare le proprie responsabilità ai sensi della normativa europea.
Infine, un ulteriore ostacolo all’adozione dell’AI è la mancanza di competenze adeguate. In questo caso il 53% delle aziende indica che l’assenza di competenze sta causando ritardi nei progetti. (riproduzione riservata)
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link