guerre e dazi frenano la crescita


Nel 2024 l’economia dell’Emilia-Romagna è cresciuta dello 0,4%, risentendo del calo della domanda estera e dell’elevata incertezza del quadro macroeconomico internazionale. Gli investimenti sono rimasti contenuti, con una riduzione per quelli della manifattura, ma una tenuta di quelli in costruzioni, che hanno continuato a beneficiare del sostegno pubblico. Nel primo trimestre del 2025, secondo gli indicatori disponibili, la dinamica del prodotto non avrebbe mostrato segnali di recupero. Sulle prospettive di crescita gravano rischi al ribasso per il perdurare delle tensioni geopolitiche e per le nuove restrizioni commerciali introdotte dal governo statunitense.

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L’export regionale dell’anno scorso segna -2,1% in termini reali. Oltre all’affanno della manifattura calano settori come i macchinari e la meccanica, mezzi di trasporto a parte, mentre crescono turismo e farmaceutica così come le costruzioni tengono, per via del sostegno pubblico targato Pnrr. Se a livello nazionale l’Emilia-Romagna ‘resiste’, quindi, i divari con le migliori medie europee vanno ancora colmati (anche se su protezione del design e sviluppo dei marchi in regione si fa persino meglio). Mentre aumentano i passeggeri all’aeroporto di Bologna e le merci al porto di Ravenna non calano, così, l’occupazione cresce meno della media italiana ma scende anche la disoccupazione. È questo lo scenario dell’ultimo rapporto economico della Banca d’Italia per l’Emilia-Romagna, illustrato questa mattina nella sede bolognese di piazza Cavour. 

“Nel 2024 l’Emilia-Romagna è cresciuta meno dell’Italia”, con uno 0,4% contro lo 0,7% nazionale, “visto il perdurare della debolezza della domanda internazionale e della situazione di incertezza del quadro macroeconomico internazionale. L’incertezza ha pesato sugli investimenti, che calano nella manifattura e tengono invece nelle costruzioni, grazie al sostegno pubblico dei Pnrr” ha detto Pietro Raffa, direttore della sede bolognese della Banca d’Italia. 

Scomposizione della dinamica del valore aggiuntoMa quali sono le prospettive? Con riferimento al primo trimestre 2025, spiega sempre Raffa: “Non evidenziano un’inversione di tendenza nella produttività, restano le tensioni geopolitiche su cui si innesca la politica commerciale aggressiva americana. Per l’Emilia su questo serve grande attenzione, visto che è molto esposta all’estero confermandosi seconda in Italia per export dopo Lombardia. L’esposizione dell’Emilia-Romagna al mercato Usa rappresenta poco oltre il 12% delle vendite all’estero totali regionali, coi comparti della farmaceutica e dell’automotive più esposti (32% e 26% delle vendite all’estero totali). Anche nel corso dell’anno le prospettive di crescita dell’economia regionale sono comunque condizionate dall’aggravarsi delle tensioni geopolitiche”, rimarca il direttore della sede locale di Bankitalia, che sfociano nelle guerre. Nel settore agricolo emiliano-romagnolo il valore aggiunto è aumentato, recuperando parte della contrazione registrata nel 2023 per effetto delle alluvioni di maggio”.

Esportazioni ER 2024

In cosa investire? Nella capacità innovativa

Un lato positivo? Secondo il regional innovation scoreboard della Commissione europea, l’Emilia-Romagna si colloca tra le regioni italiane a maggiore capacità innovativa. Sebbene in attenuazione, permane un divario nel confronto con le regioni europee con struttura economica simile. Il posizionamento favorevole rispetto al resto del Paese riflette un più elevato grado di digitalizzazione del sistema produttivo e una maggiore qualità della formazione e della ricerca scientifica. È inoltre attivo sul territorio un sistema di collaborazione tra istituzioni pubbliche, università e imprese, volto a favorire il trasferimento tecnologico e la nascita di start up innovative.

Nell’industria, come illustra per Bankitalia anche l’economista della sede bolognese Silvia Del Prete (nel video accompagnata dalle parole di Pietro Raffa), produzione e fatturato hanno segnato una flessione del 3%, con cali in moda, metallurgia e meccanica. 

L’87% delle imprese dell’industria e dei servizi in Emilia-Romagna ha chiuso il bilancio in utile o pareggio, un dato inferiore di 4 punti percentuali rispetto all’anno precedente. I prestiti bancari al settore produttivo hanno continuato a ridursi, in misura attenuata rispetto al 2023: a dicembre i finanziamenti sono scesi del 3,7%. Il numero di occupati in regione è cresciuto dello 0,5%, un valore di nuovo inferiore alla media nazionale (1,5%) e in rallentamento rispetto all’anno precedente (1,1%). L’occupazione ha superato i livelli pre-pandemia, grazie esclusivamente alla componente maschile. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,3%. Il saldo tra assunzioni e cessazioni di posizioni di lavoro alle dipendenze è rimasto positivo, sebbene inferiore al 2023.

Occupazione ER

Nel 2024, in Italia, le retribuzioni contrattuali sono aumentate del 4%, un incremento superiore al tasso di inflazione (1%). In Emilia-Romagna la crescita sarebbe stata più sostenuta per effetto della maggiore quota di lavoratori della metalmeccanica e del credito. Nel 2024 il reddito disponibile delle famiglie a prezzi costanti è aumentato dell’1%, beneficiando delle condizioni ancora favorevoli sul mercato del lavoro, nonché della riduzione dell’inflazione (1%, in linea con il dato nazionale). È proseguito però il rallentamento dei consumi, solo +0,3%. Ricrescono credito e depositi delle famiglie, mentre i prestiti al settore privato a dicembre si sono ridotti dell’1,7%, a fronte del -3,1% di un anno prima. A maggio, i fondi Pnrr assegnati in regione segnano 10,4 miliardi, con gare pubbliche per 2,6 miliardi e un avanzamento effettivo (cantieri avviati o conclusi) del 60% dei casi. All’elevato livello della spesa degli enti in regione si accompagna comunque “una qualità dei servizi pubblici erogati tra le più alte in Italia”, si legge ancora nel report Bankitalia. 

Nel settore agricolo il valore aggiunto è aumentato, recuperando parte della contrazione registrata nel 2023 per effetto delle alluvioni

di maggio. Nell’industria, produzione e fatturato hanno segnato una flessione nell’ordine del 3%; la diminuzione del valore aggiunto sarebbe stata meno intensa. I cali dell’attività sono stati diffusi tra i settori, interessando in particolare moda, metallurgia e meccanica. Le vendite all’estero sono diminuite del 2,1% in termini reali, risentendo dell’andamento sfavorevole della domanda globale. Le flessioni hanno interessato tutti i settori a eccezione di farmaceutica, alimentare e automotive. Le esportazioni dell’anno in corso potrebbero

essere penalizzate dall’inasprimento della politica commerciale statunitense. L’export della regione verso gli Stati Uniti rappresenta il 12,5% del totale; i comparti della farmaceutica e dell’automotive risultano i più esposti, con una quota di vendite pari rispettivamente

al 32% e al 26% delle vendite all’estero.

Il valore aggiunto e le ore lavorate nel comparto delle costruzioni sono aumentati (1,6% e 1,8%, rispettivamente); la crescita è stata tuttavia meno intensa rispetto a quella del 2023. Il settore ha beneficiato soprattutto dello stimolo derivante dal PNRR, che ha favorito prevalentemente le imprese di maggiori dimensioni. L’attività nei servizi è stata interessata da una crescita moderata (0,8%). Il comparto turistico ha continuato a espandersi, con un aumento delle presenze del 3,6%, trainato dalla componente estera. Al contrario, il fatturato delle imprese del commercio al dettaglio tradizionale ha ristagnato, così come i traffici mercantili nel porto di Ravenna, condizionati dalla debolezza della manifattura.



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