Il futuro si scrive anche al femminile: sfide e opportunità dell’imprenditoria rosa


C’è un’Italia che lavora, innova, resiste. E una parte consistente di questa Italia ha il volto delle donne. Anche a Verona, anche nel Veneto. Donne che non si accontentano di ruoli secondari, ma guidano aziende, fondano start-up, salvano imprese familiari, fanno rete. Eppure, l’imprenditoria femminile continua ad avere bisogno di attenzione, sostegno e visione strategica.

I numeri raccontano una storia ambivalente. In Veneto le imprese femminili sono quasi 95.000, con una forte presenza anche nell’artigianato. Ma l’ultima rilevazione di Unioncamere segnala un dato preoccupante: in un solo anno se ne sono perse oltre 700. Non è un’onda passeggera, ma il sintomo di un tessuto imprenditoriale ancora fragile, esposto agli shock economici e sociale, che colpiscono con più forza proprio chi fatica ad accedere al credito, alla formazione e ai network decisionali.

Barbara Ferro, amministratrice delegata Veronafiere

In questo contesto Verona si distingue. È tra le province venete con il maggior numero di imprese femminili guidate da straniere, segno di una vitalità economica che attraversa le barriere linguistiche e culturali. E sono incoraggianti i segnali che arrivano anche dalle grandi istituzioni: nel nuovo consiglio di amministrazione di Veronafiere, per la prima volta, le donne sono in maggioranza. Non è solo una scelta simbolica. È un segnale politico e culturale.

Nei giorni scorsi è arrivata anche la riconferma di Marisa Smaila alla guida del Gruppo Donne Confimi Apindustria Verona. Imprenditrice metalmeccanica e fondatrice di una startup innovativa, Smaila è la dimostrazione di come le donne possano guidare con competenza anche in settori storicamente maschili. Il suo impegno per il sostegno alle microimprese e per la formazione delle giovani è un modello che merita attenzione e replicabilità.

Marisa Smaila, presidente Gruppo Donne di Confimi Apindustria Verona
Marisa Smaila, presidente Gruppo Donne di Confimi Apindustria Verona

Tuttavia, i riconoscimenti e le singole eccellenze non bastano. L’imprenditoria femminile ha bisogno di politiche strutturate e continuative. La Regione Veneto, in questo senso, ha fatto un passo importante stanziando 3 milioni di euro a fondo perduto per le imprese femminili, con particolare attenzione alle professioniste. Bene, ma non basta.

Serve un ecosistema che sappia valorizzare le competenze, offrire occasioni di mentoring e rendere stabile la presenza femminile nel tessuto produttivo. L’accesso al credito, la conciliazione tra tempi di vita e tempi d’impresa, la rappresentanza nei luoghi in cui si decide: sono questi i nodi da sciogliere. Non con slogan, ma con azioni concrete.

Non si tratta di “dare spazio” alle donne. Si tratta di riconoscere il valore che già portano all’economia e alla società, e fare in modo che non siano costrette ogni giorno a lottare per il minimo indispensabile.

Il futuro dell’impresa – anche a Verona, anche in Veneto – passa da qui. Da uno sguardo più equo, più aperto, più femminile.

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