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“Abusivismo parrucchieri-estetisti, rischi imprese e salute”


Firenze, 11 marzo 2025 – Acconciatura e estetica, a Firenze il settore è stabile, ma l’abusivismo mette a rischio imprese e salute pubblica: “Dal 38 al 40% dei casi di epatite B e C legato a trattamenti estetici non sicuri”. E’ quanto afferma in una nota Cna Firenze in base ai dati raccolti dal proprio Osservatorio sul benessere e nno solo. In particolare il comparto a Firenze e provincia “si mantiene sostanzialmente stabile, con una leggera crescita dello 0,6% delle imprese attive negli ultimi dieci anni, passando dalle 1.964 del 2014 alle 1.976 del 2024”. C’è però una forte trasformazione interna: “Le attività di estetica sono cresciute del 42%, mentre quelle di acconciatura hanno subito un calo del 10%. Ancora più preoccupante è la perdita di addetti: nel 2024 se ne registrano 4.308, con una contrazione del 6% rispetto a dieci anni fa. A fronte di un aumento del 39% nell’estetica, l’acconciatura ha perso però il 16% degli addetti. Ma il dato più allarmante arriva dal fronte sanitario: secondo l’ultimo bollettino del Sistema epidemiologico integrato dell’Epatite virale acuta, nel 2023 il principale fattore di rischio per la contrazione dell’epatite B e C è stato proprio l’esposizione a trattamenti estetici non eseguiti secondo le normative igienico-sanitarie. Il 38% dei casi di epatite B (aumentati del 40% rispetto al 2022, con la Toscana terza in Italia per numero di casi) e il 40,4% dei casi di epatite C sono riconducibili a manicure, pedicure, piercing e tatuaggi effettuati in contesti non regolamentati. Nel caso dell’epatite C, per la prima volta, queste pratiche hanno addirittura superato l’esposizione nosocomiale come principale fonte di contagio”. Nel decennio, a pesare sul comparto sono stati il calo del fatturato (che ha colpito il 33% degli acconciatori e il 26% degli estetisti), l’aumento del debito e l’incertezza economica, che frena le assunzioni: il 79% delle attività di acconciatura e l’81% di quelle estetiche non prevedono nuovi ingressi nei prossimi sei mesi. A questo si aggiunge la difficoltà nel reperire personale qualificato anche se il settore garantisce occupazione stabile: il 68% dei contratti è a tempo indeterminato e full-time, mentre il ricorso alla cassa integrazione è rimasto limitato, anche durante la pandemia, coinvolgendo tra l’11% e il 28% delle imprese. Ancora, il comparto si distingue per una forte componente femminile: il 55% degli acconciatori e addirittura il 95% degli estetisti sono donne.



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